Sono l’unico uomo sulla terra e forse non c’è terra né uomo. Forse un dio m’inganna. Forse un dio mi ha condannato al tempo, quella lunga illusione.
Jorge Luis Borges
Pare d’inoltrarsi, come un viaggiatore d’altri tempi, in un mondo immaginario dalla cartografia incerta. Territori inesplorati attendono ancora di essere scoperti. La geografia sbriciolata di questi muri ci lascia intuire che si tratta di un viaggio a ritroso e forse interiore, per scoprire ciò che già è stato, evocando le origini per poterle mappare con la visione curiosa dell’esploratore.
Lo scrostamento di un muro non misura il tempo, ma ne rivela a poco a poco il proprio passato e ci lascia intuire il suo futuro.
I muri sono ricchi della storia intrappolata al loro interno. Il tempo sedimentato in strati di colore. Uno strato per ogni epoca. Per ogni epoca un colore.
Dai muri sembrano riemergere frammenti di memoria, echi del passato che portano con sè i colori e le forme di un tempo, che appena percepiti, sottoposti all’inesorabile cangiante gioco del divenire, già assumono arricchendosi nuove sembianze.
I am the only man on earth, but perhaps there is neither earth nor man.
Perhaps a god is deceiving me.
Perhaps a god has sentenced me to time, that lasting illusion.
Jorge Luis Borges
It’s as if I was venturing, like a traveler of former times, through an imaginary world of uncertain cartography. Unexplored territories still await discovery. The crumbled geography of these walls suggests that it is a journey backwards, maybe an interior journey, to discover what has already been, evoking the origins to map them with the explorer’s curious gaze.
The peeling of a wall doesn’t measure time, but it progressively reveals its past and allows us to sense its future.
Walls are rich with the history trapped inside of them. Time sedimented in layers of color. A layer for each epoch. To each epoch a color.
Fragments of memory appear to emerge from the walls, echoes of the past that carry with them the colors and shapes of former time: as soon as they are perceived, under the inexorable, iridescent game of becoming, they take on new, enriching features.