La prima cosa che vedo sono le insegne.
Perdendosi per gli innumerevoli vicoli che tagliano la città, appaiono numerose. Sono attratto dal fatto che sono in disuso, che i negozi che pubblicizzavano sono ora un deposito, ora una finestra o addirittura un appartamento, che hanno ormai assunto le sembianze della testimonianza di un passato ormai invisibile altrove. Eppure pemangono anche in questo tempo presente, nonostante la funzione dell’insegna sia stata completamente svuotata, ma non cancellata. Magicamente uno scorcio di città ringiovanisce di cinquant’anni, ma questa visione finisce quando la saracinesca di una “crémerie” si alza mostrando un garage da cui un motorino schizza fuori a gran velocità. Il risultato è una sovrapposizione difficile da intuire. Le attività e le relative vecchie insegne si mescolano con la vita presente a volte coincidendo, a volte accavallandosi in maniera evidente, e altre ancora prendendone le distanze in una convivenza quasi imprescindibile. Andandomene mi domando se nascosto dietro a un “vins & liquers” si nasconda un atelier di fotografia.