Alberto Petrò
via Marsala 15, Brescia — IT
P.IVA 03348950985
Info
Città Chimiche — Onnipotempo
2004

Non le labili nebbie della memoria né l’asciutta trasparenza, ma il bruciaticcio delle vite bruciate che forma una crosta sulle città, la spugna gonfia di materia vitale che non scorre più, l’ingorgo di passato presente futuro che blocca le esistenze calcificate nell’illusione del movimento.”

Italo Calvino

Scorci di città abbandonate, scenari urbani d’immaginario apocalittico e resti di costruzioni che emergono dalle profondità della terra rappresentano la visionaria congiunzione temporale tra passato, presente e futuro. Tutto si consuma al di là del tempo, di cui viene messa in dubbio l’esistenza stessa in queste fotografie che ne sono la dimostrazione. Nel loro stato metamorfico, l’argento ossidato deturpa un’immagine impregnandosi nelle viscere fotografiche, propagandosi tra gli edifici, contribuendo a scrostarne i cornicioni e le facciate. È attraverso questo lento ma inesorabile processo che le fotografie svaniscono, come la prova della loro esistenza, lasciando sulla carta soltanto un’immagine sbiadita come sola traccia della palpabilità del tempo.

Ho trattato la fotografia come una superficie trimensionale. L’ho maltratta, consumata con espedienti chimici. Qualcuna l’ho sepolta e fatta essicare per poi dissotterrarla. Volevo trasmettere la mia sensazione invisibile su carta e vederla.

Il secondo scenario rivela luoghi marginali di città compromessi da agenti chimici, che rivelano la propria presenza rendendo i cieli saturi di colori mai visti e invadendo con prepotenza l’immagine, sciogliendo qualsiasi particolare ne ostacoli la traiettoria. Questo magma erosivo che altera le città, sembra mostrare l’inquinamento altrimenti invisibile ad occhio nudo, prodotto da fabbriche, che malgrado abbiano cessato la loro attività, continuano a protrarre nel tempo i loro effetti dannosi, come un’impronta indelebile intrappolata nell’aria che torna ad essere visibile sulla carta fotografica utilizzata per la stampa. Nelle fotografie che hanno degli edifici come soggetto, l’inquinamento non si rivela più sotto forma di agente chimico: la percezione si fa più concreta e visibile, in diretta conseguenza di un’estetica deturpata. La bruttezza degli edifici si insinua attraverso l’occhio nel nostro profondo, erodendo stati d’animo (seppur inconsciamente) e rendendo evidente la dannosa chimicità che si concretizza, come nelle fotografie descritte in precedenza, nella presenza dell’agente inquinante.

Not the ephemeral fogs of memory or the dry transparency, but the burnt crust over burnt cities, the sponge, soaked in still vital material, the obstruction of past present future that blocks the existences calcified in the illusion of movement.

 

Italo Calvino

 

 

Perspectives of abandoned cities, urban apocalyptic sceneries and remains of constructions that emerge from the depth of the Earth represent the visionary temporal conjunction between past, present and future. Everything is exhausted beyond time, whose existence is questioned by these very photographs which are its demonstration. In their metamorphic state, the oxidized silver disfigures the image saturating in the photographic bowels, propagating among the buildings, contributing to the peeling of its cornices and façades. Through this slow but inexorable process, photographs vanish, just like the proof of their existence, leaving on the paper only a faded image as the only trace of time’s tangibility. 

I treated photographs like tridimensional surfaces. I mistreated them, consumed with chemical expedients. I have buried some, let them dry and unearthed them. I wanted to transfer my invisible perception on paper and look at it.

The second scenario reveals marginal places of cities compromised by chemical agents, which reveal their presence making the skies saturated with colors never seen before and invading the image with arrogance, dissolving any detail that hinders its trajectory. This erosive magma that alters cities, seems to show the pollution otherwise invisible to the naked eye, produced by factories, which despite having ceased their activity, continue to prolong their harmful effects over time, like an indelible imprint trapped in the air. which becomes visible again on the photo paper used for printing. In the photographs that have buildings as their subject, pollution no longer reveals itself in the form of a chemical agent: the perception becomes more concrete and visible, as a direct consequence of a disfigured aesthetic. The ugliness of the buildings creeps into our depths through the eye, eroding moods (albeit unconsciously) and making evident the harmful chemistry that materializes, as in the photographs described above, in the presence of the polluting agent.

Materia
Città Chimiche — Onnipotempo
2004
full/grid