Alberto Petrò
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Planitudine
2002

Come nei grandi imperi del passato, i confini della personalità sono incerti ed indefiniti. I ritratti ne sono da sempre, un tentativo di esplorazione che, attraverso l’orografia delle rughe, o la misura della vastità di zigomi e nasi, ci desse conoscenza di un mondo per costituirne le geografia. L’impossibilità di aver catalogo dei volti e delle esporessioni, ha spinto viaggiatori della visione tecnica in avventurose imprese, che potessero rimediare al vacuo tentativo di bidimensionalizzare la realtà tridimensionale che ci si pone dinanzi ogni volta che guardiamo una persona. Ogni tentativo di ricostruire in piano una prospettiva, ci porta ci porta ad una rinuncia della parte nascosta: il dietro, la parte oscura. La ricerca di fedeltà estetica castra la conoscenza dei confini esatti e ci riduce ad una visione parziale, forse per questo affascinante. La soluzione che queste fotografie ci propongono è il planisfero. Abbiamo così l’esatto estendersi dei confini di quell’antico impero che è; il volto umano, possiamo osservarne a colpo d’occhio tutta la superficie e, volendo, tracciare rotte e misurarne distanze, anche se poi, inevitabilmente, come in tutti i planisferi, due punti particolari, vicinissimi sull’equatore, risulteranno i più lontani alla nostra vista, obbligandoci ad un estenuante viaggio per poterne ricomporre la visione, rinnovando l’inquietante mistero dell’immagine fotografica e del ritratto.

Rinaldo Capra

The borders of personality, like those of the great empires of the past, are uncertain and undefined. Portraits have always been an attempt to explore them—perhaps through the orthography of fine lines, or the measurement of the vastness of cheekbones and noses—to acquaint us with a world, to build its geography. The impossibility of having a catalogue of faces and expressions pushed travelers of technical vision into adventurous enterprises to try and make up for the vacuous attempt at flattening the tridimensional reality that stands in front of us every time we watch a person. Every attempt at reconstructing a perspective on a flat surface leads us to renounce to a hidden part: the back side, the dark side. The research for aesthetic accuracy castrates the knowledge of exact borders and limits us to a partial vision, perhaps all the more fascinating because of that. The solution these photographs suggest is the planisphere. Thus, we see the exact extension of the borders of that ancient empire that is the human face; we can observe its whole surface in a glance and, if we want to, trace routes and measure distances, even though, as in any planisphere, two particular points, very close to the Equator, will inevitably be the most distant to our sight, forcing us on an extenuating journey to recompose the vision, renewing the disquieting mystery of the photographic image and the portrait.

 

Rinaldo Capra

Homines
Planitudine
2002
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